
I giochi con i bambini
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La caduta di Dar
Ottobre 6, 2020Approfittando dell’assenza degli italiani – due soli non fanno testo – a pranzo ci danno l’ugali, la polenta bianca bella soda che noi non mangeremmo neanche sotto tortura. Vabbè, penso, accompagnata aimaharage (fagioli) e alla mchicha (verdura) si potrà anche mangiare, non dovrei morire!
Aprendo l’hotpot, ci si presenta questo bel globo candido di ugali, caldo e totalmente insipido, pronto per essere mangiato. La caratteristica di questo ugali odierno richiama fortemente alla mente il pomodorino di Fantozzi: fuori freddo, o comunque sopportabilmente tiepido, dentro palla di fuoco a 13.000 gradi Farenheit.
Per cui, come il leggendario ragioniere, ne addento incautamente la prima forchettata. E sento di morire; un urlo mi si strozza in gola e con un abile colpo di mano ricaccio i bulbi oculari dentro le orbite. L’ugali rovente mi si appiccica nella parte bassa del palato, in quei cuscinetti mollicci chiamati alveoli per l’esattezza (la qual cosa probabilmente mi impedirà per sempre di pronunciare le d e le t inglesi). Cerco con la lingua di tirar via il magma bianco incollato ma non ci riesco, anzi ho l’effetto contrario, quello di farmi ancor più male con l’abrasione.
Mentre chiedo a Lina di rimediare in qualche modo un estintore, mi viene in soccorso il succo di mapera, rosello e fresco, che soffoca la fiamma, lasciandomi solo il palato seriamente ustionato. Vabbè, sto scherzando, in realtà ho solo brandelli di alveoli penzolanti ma per il resto nulla di particolarmente grave, per fortuna.
Alberto Todaro
Quando mi beccai una bella ustione in bocca con l’ugali