Muetàn
Agosto 25, 2020Centro Nyumba Yetu
Il nome Nyumba Yetu – “casa nostra” in swahili – è stato scelto come simbolo della dimensione familiare e comunitaria in cui i bambini sono allevati. L’iniziativa, infatti, non mira ad istituzionalizzare i bambini o a sostituire le figure familiari, ma intende supportare tali figure e l’intera comunità nel far fronte alla piaga dell’AIDS.
Quasi tutti i servizi previsti dal progetto iniziale sono stati già realizzati: le case alloggio dei bambini, il dispensario sanitario, il magazzino per le medicine e il materiale sanitario, la cucina e il refettorio, la struttura per l’accoglienza, la lavanderia centralizzata, gli alloggi del personale e dei volontari. Dal 2015 alcuni locali sono stati ristrutturati per poterli utilizzare per affitti a singoli o gruppi in vista dell’auto-sostentamento del centro.
I beneficiari principali delle case-famiglia sono:
• bambini di età da zero ai nove anni circa rimasti orfani di uno o entrambi i genitori a causa dell’AIDS;
• bambini affetti da infezione di HIV/AIDS orfani o privi di adeguato supporto familiare.
Per i piccoli utenti che dispongono di un adeguato sostegno familiare, il progetto prevede il programma “terapia dei bambini nel loro villaggio”. I bambini, in questo caso, sono seguiti nel day hospital, con un primo periodo di degenza per l’avvio della terapia, che successivamente sarà proseguita presso la propria casa. Il programma inoltre prevede che i bambini si presentino periodicamente al day hospital per i controlli, secondo le indicazioni del medico. Il progetto Nyumba Yetu, si rivolge anche ai genitori sieropositivi o malati di AIDS attraverso il programma “terapia a casa dei genitori”. Obiettivo del programma è consentire a questi genitori di prolungare il più possibile la loro vita ed evitare che lascino orfani, precocemente, i loro figli.
All’interno del centro Nyumba Yetu le case alloggio sono tre. Ogni casa è programmata per accogliere un massimo di 10-12 bambini. In ogni casa si danno il turno due donne con funzione di mamma, che si alternano nei turni di giorno e di notte. Le due donne si occupano dei bambini, lavandoli, dando loro le medicine prescritte, lavando i loro vestiti: in poche parole fanno tutto ciò che può fare una mamma.
All’interno della struttura lavorano anche due donne, che a turno svolgono il lavoro di cuoche cucinando per i bambini e per il personale. Altre due donne si danno il turno per le pulizie e per svolgere il lavoro di guardiana di giorno. Due uomini svolgono invece il lavoro di guardiano notturno, altri due si occupano dell’orto e dell’allevamento del bestiame che serve all’auto-sostentamento del centro. Un altro ancora è addetto alla guida e alla manutenzione dei mezzi in dotazione al Centro.
Il personale è coordinato da Brada Felix Edward Chogga, Brada Benjamin Joseph Myala, Brada Silvester Stephano Ndamakalilo della Congregazione SCIM (Servi Cordis Immaculati Mariae).
I bambini destinatari del progetto sono inseriti nella scuola pubblica e frequentano la Chiesa, il catechismo e tutte le attività promosse all’interno del territorio.
Fra gli obiettivi previsti dal progetto, ampio spazio è rivolto alle azioni di prevenzione dell’AIDS nelle comunità dei villaggi della zona.