
Babele
Ottobre 6, 2020
L’ugali rovente
Ottobre 6, 2020Abbiamo programmato un pomeriggio di gioco con i bambini. Da Agrigento abbiamo portato una casetta cubica in cui i piccoli si divertono a entrare, farsi fare la foto e poi uscire. I più piccinipiangono, non ci vogliono entrare. Poi c’è un tubo, dal quale, come nella più antica tradizione dei tubi, si entra da una parte e si sbuca dall’altra. Questo lo trovano più divertente, in verità. Tra un gioco e l’altro, dada Lina distribuisce delle pipi (caramelle) mettendole direttamente in bocca ai bambini e alle bambine,eucaristicamente.
Abbiamo anche portato in dono degli animaletti di plastica dura. Erano dentro delle buste trasparenti e la loro vista da lontano ha subito cominciato a metterli in festosa agitazione. Delresto, tutti noi da piccoli abbiamo giocato con gli animali di plastica, nonostante preferissimo i soldatini. Questi erano animali in natura piuttosto grossi: niente gattini, cagnolini, coniglietti ma leoni, elefanti, zebre, etc. Piccolo inciso, credo che portare dall’Europa animali della savana a bambini africani sia quantomeno paradossale ma tant’è.
Quindi togliamo gli animali dalle loro buste, li mettiamo tutti dentro unomfuko (sacco) più grande e cominciamo a passare per la distribuzione. Uno ciascuno, ovviamente. Per cui ogni bambino o bambina, a occhi chiusi prende il suo animale.
E però le reazioni non sono le stesse. Passo a vedere che bestia è toccata loro in sorte e– accanto a chi mi indica il suo tembo (elefante), il suo simba (leone), la sua twiga (giraffa) o la sua pundamilia (zebra) –trovo uno scettico Rashidi davanti al suo panda, la piccola Nuru dubbiosa con il suo orso bruno e Sofia assolutamente sconcertata e sull’orlo del pianto mentre contempla un cervo reale col suo bel personale di corna.
E a proposito dell’orso, non conoscendone il nome in swahili, lo abbiamo chiesto a Vicky, una delle mamme di Nyumba Yetu. Meditabonda,prende la bestia, la guarda, la scruta e alla fine fa una cosa che ci ha lasciati stecchiti: la annusa! Ma nonostante l’esame olfattivo, non ha saputo dirci il nome dell’orso che, per la cronaca, è dubu.
Alberto Todaro
Un pomeriggio di giochi
con i bambini di Nyumba Yetu